A.R.D. Associazione Italiana per la Ricerca sulla Distonia
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Testimonianze

Malati, familiari, amici, medici raccontano la loro storia personale o la loro esperienza.

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Daniele Schiavone

Il mio nome è Daniele Schiavone, sono un chitarrista che ha sofferto per 10 lunghi anni di quella che viene chiamata distonia focale del musicista o crampo del musicista, che ad oggi ha completamente recuperato la naturale condizione.
Sono lusingato che mi sia stato chiesto di scrivere un breve articolo sull'argomento e cercherò di poter essere il più possibile esaustivo su quanto ho vissuto ripercorrendo le linee generali del mio percorso di recupero.
Ero appena maggiorenne quando, da ingenuo studente di ottavo anno di conservatorio, mi accingevo a preparare il mio esame di compimento medio con un programma molto impegnativo.
Ben presto però, cominciai a percepire una leggera ed inusuale mancanza di controllo e tensione sull'anulare e mignolo della mano sinistra. Inizialmente, come tutti quelli che tristemente ed inconsapevolmente si apprestano a soffrire di questo problema, pensai immediatamente ad una carenza di riposo o a qualche problema legato ad una mancanza di quantità d'ore di studio costante, anche se in quel frangente le mie sessioni di pratica non erano mai inferiori a quattro ore giornaliere.
Decisi dunque di prendermi un piccolo periodo di riposo anche se in cuor mio sapevo già non sarebbe servito a molto, ma volli comunque provare. Dopo qualche giorno di pausa purtroppo notai che la tensione,sempre senza nessun tipo di dolore fisico, non andava affatto via, anzi, era nettamente peggiorata. Decisi allora di cercare una soluzione isolando il problema dedicandomi ad uno studio tecnico più circoscritto. Questa pratica presto si rivelò un vero e proprio fallimento che nel giro di qualche mesetto non solo vanificò completamente la mia tecnica, ma dopo sessioni interminabili arrivai anche al punto di non poter più suonare neanche la canzone del sole.
Da qui la mia vita cambiò decisamente direzione, fui costretto, ahimè, a lasciare i miei studi e cominciare a cercare chi potesse darmi una mano... nuova. Negli anni a venire cercai un aiuto medico per risolvere il problema,imbattendomi purtroppo in chi neanche sapesse quale fosse la mia situazione, in chi mi disse che non avrei mai più suonato, in chi mi propose un intervento chirurgico al polso per esportare una piccola cisti sottocutanea che a suo giudizio era la causa del problema (la cisti c'è ancora),in chi mi disse che bastava fare degli esercizi utilizzando una spugna ed una bacinella piena d'acqua, in chi mi sottopose a delle sessioni di laser per eliminare quella che secondo lui era una tendinite,in chi mi prescrisse una pomata da applicare sulle dita affette da distonia.
Una dottoressa ipotizzando una tenosinovite, oltre a prescrivermi degli antinfiammatori, mi fece indossare per più di un mese una stecca bloccante su anulare e mignolo col risultato che dopo averla rimossa, non solo il problema non era assolutamente andato via ma dovetti anche fare della fisioterapia per ripristinare il tono muscolare...
Il morale a quel punto non era dei migliori, oltre al notevole dispendio fisico ed economico, ma nonostante ciò non mi arresi e cercai attraverso internet informazioni che mi potessero aiutare.
In poco tempo riuscii a ricavare tramite internet (strumento senza il quale ad oggi non sarei mai guarito) qualche notizia in più e finalmente arrivai a dare un nome a quello che molto probabilmente era il mio problema: la distonia focale del musicista.
Le uniche notizie trovate in rete non erano affatto incoraggianti, in quanto veniva descritto come un problema dalle cause sconosciute e per le quali gli unici rimedi al momento attuabili, senza risultati certi, consistevano in infiltrazioni di tossina botulinica.
Grazie al Dott. Marcello Romano, primario di neurofisiopatologia dell'ospedale Villa Sofia di Palermo, feci le infiltrazioni che purtroppo non diedero risultati incoraggianti, per sei mesi diminuirono notevolmente la forza delle dita mignolo e anulare non consentendomi stavolta di usare la mano per gesti della vita quotidiana come legare i lacci delle scarpe, scrivere sulla tastiera di un computer o sfogliare le pagine di un libro.
Grazie allo stesso medico, con il quale si è da subito instaurato un rapporto di amicizia e di fiducia, venni a conoscenza di una clinica spagnola specializzata in patologie e disturbi dei musicisti tra i quali anche la distonia focale.
A quel punto decisi di lavorare e trasferirmi lì per un mese, sperando anche questa volta di non fare un buco nell'acqua.
Intrapresi dunque questa esperienza con enorme entusiasmo, energia e pazienza, cercando di cancellare tutti gli sforzi precedenti, considerandoli come facenti parte di un percorso che alla fine comunque mi aveva portato a qualcosa di buono fino a quel momento.
Durante il mese frequentai la clinica in Spagna, dove imparai la loro terapia consistente nell'uso di un tutore personalizzato che ha l'obiettivo di bloccare alcune dita rispetto ad altre durante la pratica strumentale di alcuni esercizi e sequenze da loro creati.
La cosa andò avanti per anni, e nonostante cominciassi finalmente a percepire che qualcosa stesse migliorando, da un altro punto di vista iniziavo a sentirmi veramente stanco ed insoddisfatto, da troppo tempo privato del piacere di suonare il mio strumento, non vidi mai, né ebbi l'impressione che sarei tornato ad una situazione "normale".
Arrivai dunque ad un picco, anche se in una prima fase di cura nell'arco di anni avevo avuto dei risultati incoraggianti seppur discontinui, non mi ritrovai mai a sentirmi completamente guarito e non riuscìi a suonare come prima, ancora non ero in grado di suonare un facile esercizio senza che si presentasse la distonia, pensai allora di rassegnarmi ed accettare la mia situazione come un handicap.
Un giorno quasi per caso trovai su internet un filmato di un certo Joaquin Fabra, un trombonista di Madrid che nei suoi video spiegava come vent' anni prima fosse riuscito completamente da solo a guarire da una brutta distonia alla bocca, incredulo e stanco a quel punto cominciai ad ascoltare e tradurre dall'inglese quello che lui spiegava nei suoi video.
Nonostante il mio iniziale scetticismo, ben presto trovai degli aspetti molto interessanti e soprattutto mi rispecchiai parecchio nel suo modo di considerare la distonia.
Per la prima volta dopo anni sentivo che qualcuno stava parlando un linguaggio nuovo, mi rividi parecchio nella sua storia e trovai parecchi punti comuni. Mi misi immediatamente in contatto con lui, ed ebbi la possibilità di comprendere diversi aspetti negativi del mio precedente modo di suonare. Imparai un nuovo approccio che da lì a circa un anno e mezzo mi permise, con mia infinità gioia, di tornare ad una forma perfetta e successivamente concludere brillantemente i miei studi in conservatorio.
Ciò che compresi è impossibile spiegarlo in poche righe.
Sostanzialmente capii che in un certo momento della mia vita, nella mia pratica di studio si erano instaurati certi pattern errati, la cui sedimentazione in interminabili ore di lavoro errato, aveva lentamente creato il problema della distonia.
L'approccio si basò principalmente su due aspetti: quello tecnico, attraverso il ricordo del gesto corretto e l'accettazione della tensione senza mai più controllarla, e quello emotivo, attraverso un approccio libero da ansia e da altri tipi di condizionamenti.
Liberandomi e prendendo consapevolezza di certi schemi mentali, vidi che durante le sessioni di lavoro tecnico, più stavo bene e più le tensioni lentamente ed incredibilmente scomparivano.
Adesso posso dire di non avere una mano nuova, ma di essere una persona nuova e di poter nuovamente gioire e godere del mio strumento e della musica. Nella speranza che la mia esperienza possa essere in qualche modo d'aiuto a chi soffre di questo problema segnalo il sito internet del Prof.Fabra dove potrete trovare video dimostrativi e sue considerazioni sulla distonia del musicista:
http://www.embouchuredystonia.com/Distonia_del_musico/inicio.html


Pagina aggiornata il 31 Luglio 2015

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