Sono nato nel 1965 e ho iniziato a suonare il trombone a 9 anni, ho visto sfilare la banda musicale del mio paese e me ne sono innamorato, io li volevo stare.
Pieno di ragazzi, pieno di sogni, disciplina e creatività insieme, una strada per conoscere me e il mondo.
Qualche anno dopo un amico mi portò a suonare nella Fanfara dei Bersaglieri di Roma e a 15 anni correvo sulla Fifth Avenue di New York per il Columbus Day, due settimane di tournée tra Stati Uniti e Canada, incredibile, io quello volevo fare.
A 16 anni riesco ad entrare al Conservatorio di Santa Cecilia nella classe del M°Gianni Mazzoni, un insegnante vero. Ho lasciato la scuola e mi sono dedicato al trombone giorno e notte, studiavo dalle 6.30 del mattino a tarda sera. Le prime collaborazioni con le orchestre, i gruppi di musica leggera, su e giù per la penisola su un pulmino pieno di strumenti, io quello volevo fare. Turni di registrazione per colonne sonore con Trovajoli , Morricone, Piovani, i film americani, tanti musicisti diversi, un’apparizione nel Padrino parte III con Francis Ford Coppola che durante una pausa ha voluto suonare il mio trombone, anche lui da giovane….
Le prime trasmissioni televisive, Scommettiamo che, Carramba che sorpresa, Domenica in, La Corrida. A Pavona (località vicino Castelgandolfo) mi volevano fare sindaco. “Sai, ti ho visto in televisione l’altra sera” mia madre contenta.
E poi le collaborazioni con l’Orchestra di Santa Cecilia, il Teatro dell’Opera di Roma, i grandi cantanti, i grandi direttori, i grandi solisti, che avventura, io quello volevo vivere, emozione allo stato puro. Inizio ad insegnare al Conservatorio, mi piace stare a contatto con i ragazzi, trasmettere quello che so, vederli crescere ed andare per le loro strade, molti, dopo 30 anni, ancora mi mandano gli auguri per Natale.
Dopo 10 anni di contratti a termine, nel 1997 vinco il Concorso nell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, non ci potevo credere, io lì volevo stare. La Grande Musica, i Grandi Artisti, nuotare in una piscina piena di Note, Emozioni, Bellezza, Mistero. Tanti concerti, tanti dischi, tournées in tutto il mondo, il Giappone, la Corea del sud, la Cina e poi Londra, Parigi, Berlino, Mosca, San Pietroburgo, le grandi sale da concerto dove la musica sinfonica è nata. La musica sinfonica, astratta, indefinita, misteriosa come i meandri che collegano il cervello all’anima. Poi mi sono sposato, ho messo su casa, avuto dei figli, tante emozioni, tanti impegni e momenti difficili.
Qualche anno fa mi sono reso conto, ad un certo punto, che c’era qualcosa che non andava con il mio trombone. Succede durante una carriera artistica, a certi livelli dove si richiede sempre il massimo, che a volte non ci si senta a proprio agio, come se qualcosa si fosse sfasato. A quel punto, raccogli l’allarme, ti rimbocchi le maniche e cerchi di rimetterti in sesto. Anche quella volta ci ho provato, ma era diverso. I mille consigli che per anni avevo dato ai miei allievi e che mi avevano guidato lungo la mia professione, non funzionavano più. Stupore, panico, coraggio, sfida. Provo a cambiare attrezzatura, forse il mio trombone comincia ad accusare l’usura degli anni. Ne provo altri ed alla fine, anche con i consigli dei colleghi, ne scelgo uno. Mi dò da fare, sempre di più, ma niente, non funziona. Mi sento sempre più stanco e affranto. Esco allo scoperto, mi faccio coraggio, accetto la sconfitta, chiedo aiuto. I compagni di viaggio di una vita, la mia sezione di tromboni e trombe di Santa Cecilia si danno un gran da fare. Mi rassicurano, mi sono vicini, mi danno una mano, studiano con me, mi danno consigli, conforto, fiducia.
Vado in Spagna da un terapeuta che ha messo a punto dei protocolli per curare malattie tipiche dei musicisti, si comincia a parlare di DISTONIA. Ma cos’è?
Il cervello non comunica più con alcuni muscoli, non arriva il segnale, si è interrotto, bisogna fare delle terapie per riaccenderlo. Inizio, esercizi semplici, basici, di sensibilizzazione, ma la sera ho il concerto, lo sconfinato repertorio sinfonico. Vado avanti per più di un anno così, terapia per Distonia e concerti. Sto peggio, non miglioro, sono in difficoltà, comincio a guardare la programmazione dell’orchestra, cosa riesco ancora a suonare e cosa no, ma io non ho iniziato a fare musica per questo!!!Ognuno mi da un consiglio: “Hai provato a fare questo?”, “Dovresti andare da questo specialista”, “Conosco uno che è andato li e ha risolto”
Si si, non c’è problema, io vado, io faccio, voglio risolvere, a me piace sempre suonare, vorrei farlo ancora, almeno fino alla pensione, è la mia vita e mi è sempre piaciuta.
Pandemia, il mondo si ferma e io mi chiudo volentieri in casa. Posso finalmente prendere una pausa, posso lasciar stare un po’ quest’angoscia che mi attanaglia.
Come riaprono le frontiere, vado a fare una visita medica all’Hochschule di Hannover dal professore Eckart Altenmueller, in 26 anni di Dipartimento di Neurologia Musicale ha visitato 16 mila musicisti, un esercito. Suono per lui, faccio schifo, mi metto a piangere. Mi conforta, mi visita e mi dice che ho la Distonia focale dell’imboccatura. Posso guarire ma devo prendermi una lunga pausa. Togliermi dalle tensioni del palcoscenico, lo stress per non sentirmi più all’altezza della situazione non mi aiuta a guarire. Nelle orchestre tedesche danno 3 anni per la riabilitazione. Inizio una terapia fatta di riposo, ginnastica, psicologo, ipnosi, pranoterapia. Mi consiglia di imparare qualcosa di nuovo, per riaccendere la passione, l’entusiasmo, il segnale e non pensare al trombone; lascialo stare, aspetta un po’ e poi ricomincia 5 minuti al giorno, solo cose semplici. Dopo 4 mesi riparto, sembra meglio, forse ce l’ho fatta, mi lascio prendere la mano, voglio ricominciare al più presto, sogno l’orchestra ed invece niente, arrivo ad un certo punto in cui le labbra si gonfiano e non vibrano più, allora provo con una variante, cambio qualcosa, sembra meglio, continuo ed invece cado ancora.
Non riesco più ad ascoltare la musica, non riesco ad andare ai concerti della mia orchestra, mi fa troppo male non poter più suonare con loro.
Nella terapia con l’ipnosi piango spesso, subito, all’inizio, come dovessi togliermi al più presto un peso dall’anima. Mi piace andare dallo psicologo, fare ipnosi e pranoterapia, mi fanno stare meglio, ricordo e finalmente capisco cose che continuavano a sfuggirmi. Mi prendo cura di me, dei miei affetti, il rapporto con le persone a cui tengo molto piano piano migliora, sono contento, era una cosa che sognavo da tanto tempo.
Il trombone è ancora lì che mi guarda, le cose tra noi ancora non funzionano ma non ci odiamo, siamo stati compagni di vita per tanto tempo, devo a lui se sono arrivato fino a qui, gli voglio comunque bene. Non so assolutamente come andrà a finire questa storia, io continuo a fare le mie terapie e anche a farne di nuove. Dopo il servizio del TG2 Rai, Medicina 33 ( a novembre 2021) tantissime persone mi hanno scritto e telefonato per raccontarmi la loro esperienza . Molti non hanno il coraggio di dirlo apertamente, non se la sentono, vivono delle situazioni dove credono che sarebbe peggio se gli altri sapessero. Mi stimano per il coraggio: “Tu l’hai detto in TV e io non me la sento di dirlo neanche a mia madre”. Mi sono accorto che quando riesco ad ammettere una cosa, a farla uscire da me, la vedo meglio, la comprendo meglio, me ne libero ed inizia ad andare per la sua strada, diventa più facile di quello che pensassi, acquista naturalezza ed è più utile a me a agli altri. La forza della condivisione.
Ho fatto altre terapie nel frattempo, infiltrazioni alle labbra, io che ho sempre avuto paura delle punture, 8 sedute e ogni volta 4 buchi. Terapie con radiofrequenza per riattivare la microcircolazione dei tessuti profondi. Chissà se ad un certo punto accadrà “o miracolo”.
Maurizio Persia , trombone basso dell’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, didatta, organizzatore e divulgatore musicale.