Mi chiamo Monica .
Soffro di disfonia spasmodica. Ci ho messo un anno per avere questa risposta.
All’inizio mi hanno detto che fosse psicosomatica. Sarò pure emotiva ma
non basta. Non basta per etichettare sempre tutto e tutti. Quando una
causa non la si conosce la cercano nella tua mente. I camici bianchi, i
tecnici, coloro che hanno il potere di decidere della tua vita, hanno
orecchie tappate, cuore morto e vista annebbiata. “È lo stress, sei
troppo ansiosa, troppo emotiva, somatizzi troppo” mi dicevano . E alla
mia richiesta di voler consultare altri medici “hai solo bisogno di
essere rassicurata, vai alla ricerca di una causa esterna, invece la
causa è dentro di te” mi ripetevano. “Vedrai che dopo 3/4 mesi di
logopedia, con gli esercizi di rilassamento la tua voce tornerà come
prima”.
I 4 mesi sono passati, la voce non è tornata. E allora “ah no non è psicologico ci siamo sbagliati”.
Se mi sono arrabbiata? All’inizio si parecchio. Per i soldi spesi? Per
il tempo perso? Per la fatica di conciliare lavoro e sedute? No! Mi sono
arrabbiata per la superficialità, per la disorganizzazione, per la
mancanza di umanità che ho riscontrato nella mia Puglia.
La serendipità mi ha fatto rincontrare un vecchio amico e tramite lui
arrivare nel posto in cui sanno diagnosticare questo disturbo. Ed eccomi
in una delle città più affascinanti del mondo, Roma. Nel posto in cui
camici bianchi e tecnici, hanno orecchie, cuore e vista completamente
limpidi. Dove incroci altri occhi, altre anime che hanno percorso la tua
stessa strada e ti rendi conto di essere fortunato. Fortunata per aver
capito che questo mio disturbo non è un mio problema. Come non è un
problema essere troppo emotiva. Il problema è di quell’80% di persone
che sono poco sensibili, che non conoscono l’empatia. Di quelli che
amano vivere in un mondo rumoroso, che fuggono via dal silenzio per
paura di ascoltare il proprio mondo interiore.
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