Il mio nome è Vera Issel
Sono una violoncellista, anche se la mia vita musicale è stata molto travagliata.
Nasco come violinista, ma nel corso degli anni mi sono trovata a suonare: la viola, la viola da gamba, l’arpa ed infine il violoncello.
Da circa quindici anni soffro di una patologia chiamata “distonia focale del musicista”; una malattia di tipo cognitivo, inserita tra le malattie cosiddette “rare” (poiché non si è ancora giunti alle motivazioni che la scatenano).
E’ una patologia invalidante, che “blocca” l’arto colpito, (nel mio caso la mano sinistra) creando irrigidimento muscolare, spasmi, chiusura delle dita e in alcuni casi, dolore.
La mia distonia è comparsa durante gli anni del conservatorio.
Sono stati anni difficili sia emotivamente che fisicamente: i miei insegnanti mi hanno sempre trattata come la “musicista priva di talento”; nessuno si è mai accorto che io avessi un problema.
Mi sentivo inutile perché volevo con tutta me stessa suonare anche se fisicamente non ci riuscivo e intorno a me percepivo solo indifferenza.
Così, nel 2010 mi sono trovata costretta ad abbandonare la musica.
Avevo deciso che se tutti dicevano di me che mi mancava il talento, allora non valeva la pena continuare a perdere tempo provando a fare qualcosa che tanto non mi riusciva.
Poi, circa quattro anni fa, la musica è tornata nella mia vita.
Ho ricominciato quasi per gioco attraverso lo studio dell’arpa celtica.
Di strumenti ad arco non ne volevo più sapere. Li adoravo e mi avevano fatta soffrire così tanto che volevo dimenticarli.
Invece, l’Universo ha voluto farmi un regalo e a Dicembre dello scorso anno il violoncello è tornato nella mia vita.
La prima cosa che feci appena scoprii di avere la distonia, fu iniziare un percorso “riabilitativo”.
Sentivo la necessità non solo di lavorare sulla mia mano ma anche di fare qualcosa per la mia Anima, che continuava a sentirsi ferita e giudicata.
Tutto questo l’ho trovato nel “Grinberg”, un metodo di insegnamento corporeo che utilizza il tocco, la respirazione, il movimento e gli esercizi fisici, per aumentare la capacità di prestare attenzione e modificare i propri meccanismi inconsci.
Da due anni a questa parte, mi sono riappropriata della musica, anche se ovviamente, non suono più il violoncello in maniera “classica”.
Per il momento ho riacquistato l’uso dell’indice e del medio della mano sinistra, spostandomi sulla tastiera del violoncello esclusivamente con queste due dita.
Ho rinunciato all’esecuzione di brani da orchestra, dedicandomi solo ed esclusivamente all’improvvisazione e all’esecuzione di brani da me composti.
Questo cambiamento però, mi ha portata a capire cosa voglio concretizzare attraverso la mia musica.
Il mio progetto principale è quello di suonare in luoghi che sono stati scenario di crudeltà e soprusi; come per esempio l’ex manicomio di Collegno, dove ho recentemente suonato.
Ho capito che devo farmi portavoce di tutte quelle persone che non hanno potuto parlare o non sono state ascoltate; di tutte quelle persone emarginate, deboli, considerate “diverse” dalla società.
Sono qui per raccontare le storie degli ultimi; di quelli che in passato sono state reclusi, torturati e brutalmente uccisi.
Sono qui, per dar voce a tutti loro.